Rileggere per "Furore".

La mia copia
Da qualche giorno ho la nuova edizione di Bompiani di "Furore" di John Steinbeck. Si tratta della versione integrale con nuova traduzione di Sergio Claudio Perroni.
L'ho scritto in più di un'occasione che avrei voluto questo libro e adesso che ce l'ho sono impressionata ed eccitata al pensiero di iniziarlo. In realtà l'ho già letto, ma ormai più di quindici anni fa, ero ancora al liceo e ne ho un ricordo incerto, vago in alcune parti della trama, nitido quanto a sentimenti eppure, sempre per amore di verità, sono sicura di averci capito poco. Lo dico perché (oggi proprio mi va di essere sincera), devo ammettere che "Cuori ribelli",  un film di Ron Howard del 1992 con Tom Cruise e Nicole Kidman, che tra l'altro all'epoca credo fossero marito e moglie, un racconto epico e romantico che colpisce le adolescenti, la corsa alla terra sul finire dell' ottocento e l'amore che vince, allora mi ricordò tanto Steinbeck e sono sicura che non c'entri molto. Al contrario e sbagliando, non ho mai visto la pellicola tratta dal libro, il film vero, di John Ford, del 1940, adattato dallo stesso Steinbeck e oggi conservato alla National Film Registry del Congresso degli Stati Uniti. (Comunque come sono capaci di enfasi gli americani nessuno mai). Come mai Steinbeck, letto da adolescente, mi fa pensare a un irlandese Tom Cruise e alla corsa alla terra con Nicole Kidman e non a una pellicola tanto significativa da finire nei cataloghi dell'epopea americana? Ecco, di sicuro c'è qualcosa che non va, viene da sé rileggere.
"The grapes of wrath", questo il titolo originale, è un romanzo del 1939, diventò subito un bestseller, rese ricco il suo autore e gli valse un premio Pulitzer e molti altri riconoscimenti fino al Nobel del 1962. E' un classico della letteratura americana di cui racconta una parte fondamentale, entrando nei fili d'erba della California e nello spirito di chi ha lasciato la sua casa in cerca del futuro. Una storia di migrazione nei confini di una nazione, di difficoltà, di volontà e di lavoro che è uno dei cardini della libertà.  Leggo un po' ovunque che lo spessore di "Furore" non è solo nella storia che racconta, nel modo in cui sia stata documentata, nella velocità di stesura e nella mano che l'ha scritta, bensì dentro c'è un mondo di braccia, fatica e pena che anima quel libro e lo rende un fenomeno sociale e finanche politico. Ché le crisi non sono novità, lo stato di difficoltà quello vero, intricato, strutturale, violento, è sempre venuto fuori e credere che fosse stato debellato e difendersi con soffi di brillantini è stato molto ingenuo oggi, che anche il vaiolo ritorna da noi. 

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