Bookabook, il crowfounding del libro.






Una delle scoperte fatte su twitter e che mi ha rinfrancato, cuore, anima e cervello, è che esistono altri, spero molti altri, giuristi, oltre a me, che amano i libri e che di libri, in qualche modo, vivono.
Quando parlo di questo blog e della mia passione e viene fuori che sono laureata in giurisprudenza, avvocato e che di lavoro non faccio nulla che abbia a che vedere con il mondo dell'editoria, la domanda che mi viene sempre posta è "e come mai?" "E come mai cosa?" Chiedo io, come mai non penso solo al codice civile o come mai il diritto non sia lavoro e passione o come mai tu profana che non hai studiato lettere leggi dei libri o come mai tu che hai un'abilitazione professionale (delle più diffuse) non ti concentri su quella? Ecco, ora so che non so sono sola, oltre ai magistrati che diventano scrittori, o lo sono sempre stati, oltre agli autori di legal triller e agli avvocati Malinconici, ci sono gli operatori del diritto appassionati di libri.
Bookabook è, per me, una novità che mi ha incuriosita per la mia estrazione professionale e per la mia passione. Crowfounding per pubblicare libri. Avrei dovuto capirlo che dietro c'erano dei giuristi e invece l'ho scoperto soltanto intervistando il gruppo.
Ecco qua di seguito, domande e risposte rivolte a chi ha avuto l'idea di una pubblicazione partecipata, in cui il lettore si trova a sostenere il libro fin dalla sua nascita e a viverne passo passo lo sviluppo narrativo ed editoriale. Da giurista complimenti perché le iniziative d'impresa editoriale mi esaltano, da lettore ancora complimenti perché le iniziative di lettura mi esaltano anche quelle! Ringrazio gli ideatori Tomaso Greco, Emanuela Furiosi, Marco Vigevani e Claire Sabatié-Garat per la disponibilità e la cortesia.

Il tè tostato domanda, bookabook risponde:

“Leggere diventa un gioco”, come è nata l’idea di coinvolgere il lettore nella parte creativa del libro? Chi sono i volti dietro bookabook
Gli ideatori di bookabook sono quattro: io, Tomaso Greco, Emanuela Furiosi, Marco Vigevani e Claire Sabatié-Garat. L’idea di un crowdfunding del libro è nata studiando le piattaforme di crowdfunding più conosciute a livello mondiale, come Kickstarter e Indiegogo, per citarne un paio, durante un lavoro di ricerca in università. Emanuela e io ci siamo chiesti se il crowdfunding potesse essere applicato anche ai libri, la nostra grande passione. Così abbiamo incontrato Marco e Claire, da anni attivi nel mondo dell’editoria, e da lì ha preso forma bookabook. 

Cos’è per bookabook il crowdfounding? 
Crowdfunding significa rendere possibile qualcosa che prima non lo era, o che lo era solo in parte, attraverso la partecipazione di tante persone. Non è solo un finanziamento dal basso, sarebbe riduttivo: il crowdfunding è un modo diverso di pensare e condividere i progetti.

Si può dire che bookabook sia una piattaforma per la pubblicazione partecipata di ebook?
bookabook è un crowdfunding del libro. Chi sostiene un libro su bookabook può scegliere se ricevere come ricompensa la sua versione digitale, l’ebook, o se ricevere, facendo un’offerta più alta, anche la versione cartacea. E bookabook è soprattutto una community di crowdfunding del libro. Il fatto che sia un crowdfunding verticale, come si dice in gergo, quindi orientato solo al libro, fa sì che cresca giorno dopo giorno una community di persone con interessi simili. Questo per noi è un aspetto importantissimo.

Come viene selezionato il progetto da inserire nelle campagne mensili? 
Per la prima stagione abbiamo dovuto per forza di cose selezionare i testi nella fase pre-lancio, ma per la seconda stiamo pensando a una serie di modalità partecipative anche per la selezione. Naturalmente chi ha l’ultima parola, chi seleziona davvero, sono i lettori che decidono di sostenere o meno un libro. Il successo di una campagna dipende da loro.

Si tratta di un progetto necessariamente di narrativa? 
Al momento sì, siamo partiti dalla narrativa. Più avanti ci piacerebbe ospitare saggi, inchieste, fumetti e tanto altro. Un passo per volta.

A che livello di ideazione e realizzazione deve essere il libro per poter essere proposto? 
Dipende. C’è chi ha un libro nel cassetto, già pronto, e chi invece ha tanti piccoli pezzetti da mettere insieme, delle buone idee o poco più. Possono essere anche romanzi già completi dal punto di vista della trama, ma che hanno bisogno di un lavoro di editing e revisione più o meno lungo. 

Parliamo dell’interazione con il lettore, in che modo avviene? 
Ogni campagna ha una sezione “Commenti”. Lì lettori e scrittori possono interagire. E questo è solo l’inizio. Crediamo molto nello scambio di idee tra lettori e scrittori e tra lettori e lettori, visto che con bookabook fanno parte della stessa community! Abbiamo molte idee su come rendere più incisivo e costante questo scambio: le presenteremo un po’ per volta nei prossimi mesi.

In questo periodo di attività avete identificato un utente tipo? 
Pensavamo esistesse un “utente tipo”, prima di partire. E in parte ne siamo ancora convinti. Ma poi abbiamo avuto diverse piacevoli sorprese. Il comune denominatore della community di bookabook credo sia quello di voler essere protagonista del processo di selezione e nascita di un libro. 

E’ corretto dire che il lettore sostiene il libro con interesse nella lettura manifestato concretamente non solo nell’interesse per la storia, ma anche nel contributo economico? 
L’interesse per la storia e il contributo economico con bookabook vanno di pari passo. Abbiamo infatti pensato dei traguardi intermedi che rendono disponibili parti del libro. Ad esempio Gli scaduti di Lidia Ravera, attualmente in crowdfunding, ha un obiettivo finale di 4000€, ma a 1000€ si sono sbloccati i primi 5 capitoli, a 2500€ se ne sbloccheranno altri. Non è necessario aspettare la fine della campagna per continuare a leggere. E naturalmente per leggere le parti intermedie e la parte finale è sufficiente contribuire una volta sola. 

Ora avete due campagne, una con una scrittrice affermata e l’altra con un appassionato di letteratura, come evolvono i due progetti? 
Direi bene. Alla fine della campagna di Solovki, di Claudio Giunta, mancano pochi giorni, incrociamo le dita (ndr. all'uscita di questo post è stato finanziato!). La trama è avvincente e notiamo che chi ha letto la prima e la seconda parte fa un gran tifo per arrivare alla fine. E noi con loro. Gli scaduti di Lidia Ravera, come dici giustamente, è la campagna di una scrittrice affermata, che ha deciso di mettersi in gioco e di affidare un inedito dalle tematiche attualissime -si parla di conflitto generazionale e non solo- al giudizio della rete. Un aspetto decisamente positivo è che iniziano a esserci persone che sostengono tutte e due le campagne. Nonostante gli autori e le trame dei romanzi siano tra di loro molto diversi.

L’obiettivo è la pubblicazione dell’ebook del libro “sbloccato” attraverso il vostro portale, è uno degli esempi della potenza dell’etere? 
E’ uno degli esempi dell’importanza delle community, della partecipazione. In rete tutto questo è reso più semplice, più immediato. 

Passiamo al lato dell’impresa, cosa significa essere imprenditori digitali?  
Lavorare moltissimo, mi verrebbe da dirti. Anche la sera e nel fine settimana, per mesi. Il resto lo stiamo scoprendo di giorno in giorno. C’è una grande attenzione attorno alle imprese digitali, il che è senz’altro un bene. Però vedo che inizia a esserci anche un po’ di retorica del “fare impresa digitale a tutti i costi”. E’ diventato quasi un tormentone. Ma non sempre se un’impresa è digitale significa che ha un’idea innovativa e il know-how per realizzarla alle spalle. 

Qual è l’assetto societario che vi siete dati? 
Il più semplice possibile, siamo quattro soci e la società è una società in accomandita semplice.

Avete trovato consulenti in grado di dare forma giuridica e fiscale alla vostra idea?
Abbiamo trovato persone che ci hanno dato dritte, consigli, che hanno creduto nel nostro progetto. Il fatto poi che sia Emanuela, sia io abbiamo studiato Giurisprudenza ci ha sicuramente aiutati.

Un’ultima domanda, ritenete che ci sia ancora spazio online per iniziative a sostegno del libro, dell’editoria e della lettura? 
C’è tantissimo spazio, forse più di quanto pensavamo all’inizio, per offrire esperienze nuove. L’idea che mi sono fatto, però, è che le esperienze debbano essere nuove davvero. Un maquillage digitale di cose già viste, che non funzionano più, non credo possa funzionare in rete.

Anzi, ecco l’ultima, come nasce una buona idea? 
Domanda difficilissima.Le idee nascono tutti i giorni, è difficile capire quale idea diventi per una persona, o per un gruppo di persone, così importante da investire tempo e fatica per realizzarla

Grazie a bookabook.



(immagini e video forniti da bookabook)

Commenti

Post più popolari