Il nero e l'argento. Paolo Giordano

Il nero e l'argento. Paolo Giordano
Einaudi.
La mia copia.

"Il nero e l'argento" è un libro breve con un contenuto denso. Paolo Giordano racconta la perdita e la reazione a essa, descrivendo lo stravolgimento della vita di una famiglia quando un membro prima si allontana e poi muore. A lasciare quel nucleo è la bambinaia, la signora che si prende cura della casa, non un parente di sangue, non la mamma, la nonna o il papà, non un fratello o un figlio, ma una persona pagata per far parte della vita di qualcuno, una persona che era parte di una famiglia per lavoro, eppure, si scopre che la signora A. era altro, altro da quello che formalmente la descriveva e altro da ciò che faceva. La signora A. era l'equilibrio di un gruppo composto da tre persone, la coppia e il figlio che avevano avuto.
Era entrata in casa durante la gravidanza della moglie ed era rimasta poi nel tempo, negli anni, fino al momento in cui comunica che non sarebbe tornata, che non si sentiva bene, che il suo incarico sarebbe cessato in quel momento.
Il romanzo racconta gli eventi passando dal presente ai ricordi, dalla morte della signora A. si descrivono le reazioni alla perdita e, come sempre capita, ci sono gli episodi, gli attimi condivisi e da riprendere nel cuore e nella mente, per capire chi se ne è appena andato, per riponderare le persone quando non esistono più, per fare pace con la morte attaccandosi alla vita che si è lasciata dietro.
Se ne va una persona cara e si piange, se ne va per malattia e se ne ripercorrono le tappe, si ripassa sulla quella strada di difficoltà e dolore per elaborare, per cercare di avere lo slancio necessario per non sentire la mancanza, e in questo caso l'abbandono.
Paolo Giordano riprende la storia della vita di quella piccola famiglia, il papà ha trentacinque anni al momento del racconto, è giovane, ha moglie e figlio, ha un lavoro all'università che non dà le soddisfazioni sperate, ha fatto scelte e rinunce per la sua famiglia e lei, Nora, sembra una donna sola anche se suo marito ne dà un'immagine positiva, eppure sembra che la signora A. fosse il suo confronto, il suo specchio, la sua donna matura di riferimento. Ed Emanuele, che è un bambino, reagisce come un bambino, con bisogni e memoria diversi, con un gesto, alla fine del libro, che solo la libertà infantile può rendere possibile. Purtroppo.
"Il nero e l'argento" sono le essenze di due persone, il cupo di lui e il lucido e chiaro di lei, che sembravano coesi nel loro equilibrio, ma l'uno di fronte all'altra entrano in crisi. All'inizio non capivo il titolo, non lo condividevo forse seppure al salone di Torino lo avevo sentito spiegare dall'autore, ma poi leggendo e arrivando alla fine, chiuso il libro e riletta la copertina ho pensato che "Il nero e l'argento" fosse il titolo perfetto.
Un racconto in cui i sentimenti sono penetrati dalla ragione, ma non per questo raffreddati, c'è la misura della razionalità e il coinvolgimento del cuore, in un piano fatto di bilanciamenti intimi e diffusi. Tra sé e sé, all'interno della propria famiglia, con la persona che non c'è più. E poi c'è un presagio, per chi ci crede, c'è la consapevolezza del futuro maturata in un attimo al cospetto di altro e l'asse terrestre cambia inclinazione.
Da leggere, subito e d'un fiato, ma si piange.
Ah, ultima cosa, chi non ci fa un film è perduto.

Commenti

  1. Signora A. onirica o reale, in molti incosciamente ne avremmo avuto bisogno, in pochi l'anno avuta.. in tanti inconsapevolmente o no hanno pianto per Lei, per la sua assenza o per la sua perdita.. "l'ombelico del mondo" affettivo e pratico, presente e mai ingombrante nè toppo impegnativo.
    Gustavo Maria

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