Olivia di Olivia per Einaudi: ritorno dal passato.


Olivia di Olivia. Einaudi editore.
La mia copia.

Ognuno ha le proprie elezioni, le mie sono quasi esclusivamente letterarie e una delle più forti ha a che fare con i circoli culturali, i gruppi di intellettuali dei primi del novecento, Bloomsbury tra gli altri e più di tutti. Leonard e Virginia Woolf sono (per me) sono modelli di pensiero e indipendenza, di dedizione e sensibilità e seguendoli ho imparato ad appassionarmi al loro gruppo.
La premessa è obbligatoria per far capire quanto sia stata bella la sorpresa di trovare Olivia di Olivia, in edizione Einaudi 1959 sul banco della mia solita bancarella nel centro di Roma (ahimé ora smantellata). 
Il libro fu pubblicato in Inghilterra nel 1949 in forma anonima dalla Hogart Press: con titolo e autore così indicati "Olivia by Olivia" e allo stesso modo è uscito anche per Einaudi dieci anni più tardi con la traduzione di Carlo Fruttero, "Olivia di Olivia".
La storia è incentrata sul racconto inconfessabile dell'amore travolgente, dal suo germogliare all'esplosione incontenibile, che Oliva, la protagonista e narratrice, nutre per la direttrice del collegio in cui studia. Un contenuto scandaloso, una vicenda da nascondere e al tempo stesso impossibile da tacere, la decisione dell'autrice di celare se stessa e il suo personaggio dietro lo stesso nome, ma di svelare qualcosa di sé nella dedica: 

"Alla cara memoria di V.W."

Iniziali che accostate all'editore del libro riportano facilmente Bloomsbury: la Hogart Press era la casa editrice di Leonard Woolf e V.W. non è altri che sua moglie, Virginia. Questi sono stati gli unici indizi per l'identità della scrittrice del libro fino agli anni '80, quando la nuova edizione inglese riportò il vero nome dell'autrice di Olivia: Dorothy Strachey, sorella di Lytton, uno dei più noti membri del circolo di Bloomsbury, tra l'altro biografo della Regina Vittoria. Non stupisce che un libro col contenuto scandaloso dell'amore saffico, e il racconto puntuale della nascita di un amore fino alla sua esplosione, nacque per mano di una persona se non interna a Bloombury, comunque a esso vicina. Carlo Fruttero tradusse Oliva amandolo e accostandolo ad "Aspettando Godot" di Beckett, come le due opere che era più fiero di aver trasposto in italiano, rammaricandosi della mancanza di successo per quello che lui definiva "un gioiello assoluto".
L'incontro con Olivia è stato del tutto casuale, non lo cercavo quando l'ho pescato in bancarella e non lo cercavo oggi quando m'è capitato tra le mani frugando nella mia libreria, lo prendo come un segno e mi lascio sprofondare nella rilettura.

Titolo: Olivia
Autore: Olivia (Dorothy Strachey)
Traduzione: Carlo Fruttero
Editore: Einaudi
Anno: 1959

Commenti

  1. Che "gioiellino" che hai tra le mani...
    È così, ho scoperto, abbiamo una passione in comune... Buona lettura, Francesca

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