Ma la vita è una battaglia. Charlotte Bronte.




Con emozione presento un epistolario che mi appartiene coma mai un libro è stato mio, Ma la via è una battaglia di Charlotte Bronte, pubblicato da L'orma editore, curato e tradotto da me.
Nel bicentenario della nascita della scrittrice inglese proponiamo una lettura della sua vita raccontata attraverso una selezione delle sue lettere, dal 1932 al 1855, anno della sua morte. Un lavoro partito dalla passione, dalla ricorrenza e dalla splendida collana, I Pacchetti, che L'orma dedica alle lettere di grandi uomini e donne, piccoli volumi scelti pronti per essere inviati a loro volta, così le lettere che contengono saranno di nuovo in viaggio, verso nuovi destinatari stavolta, destinatari non immaginati dagli autori, oltre il loro tempo, fino ai nostri giorni.
Incontrare Charlotte Bronte nelle lettere che per tutta la vita scrisse a famiglia, amici e mondo editoriale,  è come ascoltarne la voce. La corrispondenza con l’amica Ellen Nussey fu costante, le raccontò ogni momento decisivo coi colori nitidi della sua vitalità e le riportò la pacata ordinarietà dei suoi giorni quando non c’era altro da dire, il carteggio col mondo culturale intervenne in modo significativo a metà degli anni ’40. Attraverso l’opera poderosa dell’epistolario, che abbraccia circa venticinque anni tiene le fila di tutta un’esistenza, è possibile conoscere il percorso di una giovane donna inglese nata nel 1816, fino a vederla diventare una scrittrice indimenticata e poi spegnersi nel 1855. Si parte da Haworth, nello Yorkshire, il minuscolo centro dove Charlotte visse nella canonica affacciata sul cimitero del paese, e dal quale se ne andò soltanto per brevi periodi. Mai la sua casa fu altro da quella piccola realtà, eppure la sua mente e il suo cuore furono aperti, lucidi e impavidi come se si fossero confrontati col mondo intero. Charlotte era nata in una famiglia eccezionale e che di questa eccezionalità diede i suoi frutti. Il reverendo Patrick Bronte era un uomo singolare, un iracondo e colto Pastore protestante che dedicava tempo ed energie a istruire i figli e a educarli alla curiosità, alla lettura e alla speculazione intellettuale. In casa c’era una curata selezione di libri cui Charlotte fa spesso riferimento nelle sue lettere, fu sempre una lettrice appassionata e ciò che non aveva lo cercava nelle biblioteche circolanti e così le sorelle Emily e Anne, e il fratello Branwell. Per Charlotte il legame con la famiglia fu l’ossatura della sua vita al pari della scrittura. L’unione di Charlotte, Emily e Anne si realizzava in casa e nei progetti di lavoro, come nella passione per la letteratura e la poesia. Charlotte era una perfetta donna del suo tempo, innanzi tutto dedita alla famiglia e ai lavori muliebri, sempre guidata dal principio della rispettabilità e dell’austerità, ma instancabile paladina della sua inclinazione, la scrittura. Ogni proposito si animava della forza di Charlotte, della sua volitività, della capacità di costruire la propria vita sul solco di ciò che era importante: la scrittura e i doveri che educazione società le imponevano.  E con la poesia che Charlotte si affacciò al mondo letterario insieme alle sorelle pubblicò una raccolta di poesie con gli pseudonimi di Currer, Ellis e Acton Bell, e nel 1847 giunse la pubblicazione dei loro tre romanzi "Jane Eyre" “Cime tempestose” “Agnes Gray”. Ed ecco che la personalità di Charlotte si compie, l’agire sempre con le sue sorelle, mettere la famiglia al centro ed essere infaticabile nella scrittura. Il pubblico si innamorò di "Jane Eyre". Da qui ha il via un fitto careggio  tema letterario, parallelo a quello più personale e in questa piccola raccolta scelta si rappresenta la parabola della vita di Charlotte, mostrando la persona, la donna e l'autrice. La sofferenza sentimentale, l'amicizia, la perdita delle sorelle, la letteratura, la famiglia, i romanzi e il rapporto col mondo letterario e cittadino, l'essere donna, un ritratto di Charlotte curato con amore. Scelse sempre di non usare il suo vero nome, nonostante nel 1848 lo avesse rivelato di persona ai suoi editori, sia per proteggere la propria tranquillità a Haworth, dove nessuno sapeva che fosse diventata una scrittrice famosa, sia perché volle fin da subito che i suoi romanzi fossero semplicemente opere letterarie, non opere femminili. Chiese più volte di essere considerata non come una donna che scrive romanzi, ma come autore, tralasciando le valutazioni, secondo lei banali e scontate, proprie del genere. Per tutta la vita Charlotte combatté, con pacatezza e determinazione, la battaglia delle donne, non tanto per condurle a un’emancipazione dall’uomo, ma per renderle semplicemente persone. Lo dichiarò diverse volte in lettere indirizzate al suo editore, a critici letterari, all’amica di sempre Ellen Nussey, alla sua vecchia insegnante e alla sua futura biografa Elizabeth Gaskell. La gioia della pubblicazione, fu breve, dopo alcuni mesi il fratello Branwell morì e nel dicembre del 1848 fu Emily a lasciarla, la più amata delle sorelle, quella inafferrabile e dotata di straordinaria sensibilità si spense per una malattia polmonare e lo strazio con cui Charlotte lo comunicò al suo editor e amico Williams, rende l’intimità di un animo che mai antepose la scrittura alla famiglia. Per quanto la letteratura fu importante per lei ciò che riuscì a travolgerla fu la perdita di Emily, poi immediatamente seguita da Anne. Charlotte continuò a scrivere pubblicando altri due romanzi “Shirley” e “Villette”, nonostante dopo il successo di Jane Eyre la sua identità fosse nota, scelse comunque di continuare a essere Currer Bell, e di buttarsi nella letteratura senza connotazioni diverse dal suo stile, i suoi temi e la sua scrittura. Le lettere al mondo editoriale raccontano la modernità di una donna che ha il coraggio di chiedere di non essere valutata come tale, ma che, al tempo stesso, riesce a non spogliarsi dell’indole femminile. Senza cedere mai un passo delle proprie convinzioni, fin dai tempi in cui scelse di non sposarsi perché non amava l’uomo che le si era proposto, rivendica per le donne non un posto tra gli uomini, ma la libertà di essere semplicemente persone, senza altra caratterizzazione. A duecento anni dalla sua nascita questa raccolta vuole festeggiare una vita straordinaria, in cui Charlotte Bronte riuscì a creare una sintonia modernissima tra la propria femminilità, il ruolo sociale che la Storia le imponeva e la volontà di non essere donna prima che persona. Charlotte Bronte non rinnega i valori e i costumi della sua epoca nella quale è completamente immersa e che non critica, Charlotte Bronte affianca alla sua società il suo pensiero. Nel 1855, dopo essersi sposata e in attesa di un bambino, morì, lasciando quattro suoi romanzi immortali e le opere di Emily e Anne, che senza il vigore della sorella sarebbero rimaste in un cassetto della canonica di Haworth. 

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