Auguri, donne



Ed eccoci a una festa comandata, commerciale e imposta. Un'altra. L'ennesima.
Eppure a questa ci tengo. Perché ricorda qualcosa di accaduto e qualcosa che accade tutti i giorni. 
È la Giornata internazionale della donna e di solito le giornate così sono dedicate a qualcosa da proteggere e valorizzare, e immagino sia per questo che dall'inizio del Novecento si è voluto, forse dovrei dire cercato, di celebrare le conquiste sociali delle donne. 
Dalla lotta per il voto, cosa discussa in Italia in Consiglio dei Ministri il 30 aprile del 1945 e che portò alla prima elezione politica a suffragio universale il 2 giugno 1946 (il referendum istituzionale monarchia-repubblica per capirci), ed era praticamente l'altro ieri, ai diritti sul lavoro, alla maternità, alla realizzazione, a tutto quanto per cui ogni giorno mettiamo gambe in spalla e andiamo avanti. 
A svegliare gli animi, sollecitare le coscienze, ispirare sogni, motivare cambiamenti, sostenere fatiche e impegni, festeggiare risultati, a valorizzare le caratteristiche e le unicità femminili, a raccontare, esaltare, condannare e rivendicare, ci sono anche loro, le scrittrici, che ognuna a suo modo e nel suo tempo dà voce a un'anima che è nostra, era delle nostre madri, e sarà delle nostre figlie.
Così oggi, l'8 marzo, dopo aver ricevuto degli auguri soltanto da mio padre e da mio figlio, festeggio la nostra forza e le nostra fragilità sfogliando pagine e pagine scritte da donne che sono entrate nella mia vita con la loro voce e il loro sguardo. Saremo per sempre figlie di, mogli di, madri di, la sfida sta nel non essere solo quello, ma nell'affrancarci dai ruoli semplicemente come persone, seppure senza perdere ciò che ci rende donne. E, come spesso ci capita, è un duro lavoro in cui purtroppo non sempre riusciamo a essere unite, solidali e amiche, eppure la sorellanza esiste e oggi la sento per tutte queste autrici che sono parte della mia educazione affettiva, umana, letteraria.

Grazie alle scrittrici che ci fanno crescere, che ci fanno ridere, che ci fanno piangere e che non ci fanno sentire sole.

Buon 8 marzo.

Commenti

  1. Carissima, bel post ti ringrazio! Personalmente, da quando ho iniziato a lavorare, ben 27 anni fa, ho sempre voluto prendere un giorno di ferie l'8 marzo, anche se per me l'impegno è costante ogni giorno. Non dimentico e non voglio mai dimenticare ciò che sono e, con gli anni, mi sono accorta di interessarmi più rapidamente alla narrativa, saggistica ed altro prodotta dalle donne di tutto il mondo che da quella prodotta dagli uomini. Quindi grazie per tutti i titoli suggeriti nella foto del tuo post, ma posso permettermi una aggiunta? "Maschere di donna", di Enchi Fumiko. Un romanzo meraviglioso che, purtroppo, non mi sembra sia stato abbastanza valorizzato. La letteratura giapponese ha sfornato diversi lavori davvero pregevoli e, lentamente, troppo lentamente, stanno iniziando ad essere tradotti anche da noi. Un altro romanzo che trovo tutt'oggi interessante è di Natsuo Kirino, per quanto il titolo sia stato tradotto impropriamente (Le quattro casalinghe di Tokyo...perchè "casalinghe"? Lavorano tutte in una fabbrica di cibo inscatolato!!). Un bellissimo e feroce noir.
    Barbara

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